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La Pizzica
Per comprendere meglio la tradizione della pizzica e il rituale della Taranta qui di seguito una lettura che spiega questa “cultura” che sa di Sud Italia e di Mediterraneo, di dolore, di terre arse dal sole, di mare e di musiche che penetrano nell’anima :
"Il morso. Un attimo e la Taranta mi ha attaccato. Per sempre. È accaduto qualche anno fa, in un tramonto salentino, quando si sono levati tutti gli odori che sovrastano il mare, quando la campagna ha esploso la sua forza, il suo profumo, quando il sole stava per smettere di essere ed è spuntata quella luce, una luminosità meravigliosa e inspiegabile che è la cifra del Salento. In quel momento è arrivata da me la Taranta. Il morso del ragno.

 

..... Questa è una danza che non va contro, ma incontro agli altri.

..... non è la terra che protegge, non è un ponte levatoio chiuso, non esistono fortezze blindate. Io, qui intorno, vedo soltanto terra mescolata e inebriata della luce del Salento. Vedo una campagna colorata e odorosa, sento odori e colori trasversali, avverto l´aspro e il dolce che si abbracciano e si contaminano. Qui intorno osservo, e ne rimango rapito, una terra che conserva dentro di sé gelosamente, e sino in fondo, il connubio di Occidente e Oriente. È qui che nasce il Mediterraneo meticcio, la terra di una storia stratificata dove i suoni, la musica, i rumori, non rappresentano la colonna sonora della propria identità appartata. Le note, i tamburi, la danza sono invece il racconto delle mescolanze, sono la sintesi di incroci e confusioni di culture e civiltà. La pizzica assomiglia a tante melodie balcaniche, zigane, maghrebine: è un pentagramma mediterraneo che suona come il mare.

... Il nostro dono è vivere nella magia: nel momento in cui si evocano le guerre di civiltà, qui c´è l´antidoto. Al pizzico noi innestiamo la pizzica."

Il fenomeno del tarantismo -  malattia causata dal morso della taranta o tarantola – e’ legato  all’immagine di un ragno velenoso dal cui morso e’ tratto il termine “pizzica” che e’ la musica del Salento per antonomasia. Le “tarantate”, – erano quasi sempre le donne ad essere interessate dal fenomeno – poco tempo dopo essere state morse da uno di questi ragni velenosi  presenti nel Salento, cadevano in uno stato di depressione e di torpore, che solo il suono del tamburello leccese poteva eliminare. La donna eseguiva una danza frenetica ed ossessiva al centro della “Ronda”, un cerchio formato dai musicisti al quale veniva attribuito un carattere magico, capace di far guarire da qualsiasi male tutti coloro che ballavano al suo interno.
Si eseguiva quindi una sorta di esorcismo al ritmo di queste musiche molto ritmate e concitate, i gruppi di musicisti giravano per le masserie per guarire chi veniva morso dal ragno e il loro compito era terapeutico. Molti tamburellisti suonavano il loro strumento fino a ferirsi le mani ed esibire il tamburello con vistose macchie di sangue era la prova che l’esorcismo aveva fatto il suo effetto. La tarantata sembrava a volte in preda ad una vera e propria possessione demoniaca e si agitava in una danza frenetica fino allo sfinimento. Questa ”malattia” e’ stata a lungo studiata ed e’ stata definita un male culturale, tipico del Salento, una specie di isteria legata alle precarie condizioni socio-economiche di un tempo.
Un male legato alla terra, alla vita di campagna del passato, il morso del ragno altro non era che il simbolo di tutto cio’ che costituiva un trauma da un punto di vista economico, sessuale, sociale. La”tarantata” era quindi una donna repressa che, in quei momenti, poteva concedersi tutto, anche atteggiamenti lascivi, come mimare amplessi in pubblico, in una societa’ rurale dove la donna era vista come angelo del focolare e quindi calma e virtuosa . Questo culto del tarantismo e’ legato all’immagine del ragno, simbolo di Madre Terra, degli istinti primordiali, delle forze di riti pagani che riportano alle orge dionisiache del culto di Bacco.

INFO

Il Saltarello

Danza e genere musicale su ritmo ternario in 3/4 o 3/8, dal tempo vivace. Nell’ambito della musica popolare si diffuse in tutta l’area del centro Italia (specie nell’alta Sabina, negli Abruzzi e nella Ciociaria), caratterizzandosi come il corrispettivo della tarantella nel Sud.

La “saltatio” era il ballo autoctono dei latini, di gran lunga il ballo più diffuso sin dai primi secoli di Roma (insieme alla danza armata della “ballicrepa” e al ballo cantato in tondo della “corea”), tanto che ben presto nella lingua latina “saltationes” e “saltare” hanno ampliato il loro campo sino a significare in genere “balli” e “ballare”.

Le “saltationes” sono state fino a tutto l’alto medioevo delle danze di carattere più vivace, eseguite in più combinazioni di ballerini e con elementi di evidente espressività erotica, tanto che non pochi interventi della chiesa in epoca tardo-imperiale e medievale hanno cercato di contenere l’uso delle “saltationes” durante le feste e durante gli stessi rituali liturgici.

Nel XIV sec. troviamo già alcune trascrizioni musicali di saltarello (British Museum Add. 29987). Nel 1465 il Comazano lo indica come “ballo da villa” molto frequente fra gli italiani. Tra il XIV e il XVII sec. il saltarello è uno dei quattro modi basilari della danza di corte italiana (bassadanza, saltarello, quaternaria, piva): gli ambienti aristocratici erano soliti ispirarsi ai balli popolari per poi effettuare trasposizioni in stile aulico di musiche e coreografie. Nel XVIII e XIX sec. si è sviluppata per mano di numerosi artisti italiani e stranieri una ricca iconografia con scene di saltarello.

In ambito popolare attuale, il genere musicale del saltarello ha molte affinità con la tarantella dell’ Italia meridionale e viene eseguito generalmente dall’organetto, ma originariamente l’organico era costituito da zampogna, ciaramella e tamburello.

Il ballo etnico a ritmo di saltarello, viene chiamato al femminile “saltarella”, secondo un’usanza molto diffusa nel Regno di Napoli, così come per gli altri balli come la Tarantella, la Ballarella. la Tammurriata, la Pizzica, ecc. Anche nell’ area della Provincia di Terra di Lavoro (di cui il nostro territorio solo dagli anni ‘30 è passato amministrativamente alla provincia di Littoria, ora Latina), prevale dunque il nome al femminile.

La saltarella, che appartiene alla tradizione delle danze di corteggiamento eseguite nelle feste di paese, viene oggi ballata generalmente in coppia mista; un tempo era frequente veder danzare anche coppie dello stesso sesso, così come è possibile di tanto in tanto assistere ancora adesso ad esecuzioni in circolo con più coppie.

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